Gualdo Tadino
Il Novecento
di Valerio Anderlini
Tratto da "L'ECO del Serrasanta"
  1. Gualdo Tadino cento anni fa - Come eravamo all’inizio del secolo che si avvia alla conclusione
  2. Maturano i cambiamenti d'epoca - I grandi cambiamenti dei primi anni del novecento ed una rivoluzione d'altri tempi
  3. Gli anni dei cambiamenti - Dalla rivoluzione con i fuochi artificiali a quella dei manganelli, mentre altrove c'è stata quella di ottobre
  4. Il ventennio fascista - 1924-1943: dalla conquista del potere alla polvere della disfatta
  5. La riconquistata libertà - Dalla Resistenza alla Democrazia
  6. Un decennio di cambiamenti 1947-1957 - Quando il paese distrutto riprese a camminare
  7. Gli anni d'oro della Pro Tadino - (1958-1968)


Gualdo Tadino cento anni fa
Come eravamo all’inizio del secolo che si avvia alla conclusione

Con il prossimo 31 dicembre, oltre che il secondo millennio (sono ancora fresche le polemiche in proposito di qualche mese addietro), chiuderà anche il XX secolo, che ha avuto inizio il primo gennaio 1901: passano agli archivi della storia gli anni contrassegnati con il 1900, cento anni di progresso e di sviluppo quali mai l’umanità aveva registrato in passato, di trasformazioni e di accadimenti dei quali non sono molti coloro che possono dire "c’ero anch’io"; cerchiamo in questo articolo di presentare una immagine della realtà Gualdo Tadino, quale si presentava all’inizio di questi cento anni.

Agli inizi del 900 il quadro sociale ed economico del comune di Gualdo Tadino si presenta particolarmente complesso: è una entità strutturalmente povera, che nel trentennio seguito all’Unità d’Italia è passata dai 7900 abitanti del 1870 ai 10.700 del 1899, con un incremento demografico del 26%, senza un pari sviluppo nella produzione dei mezzi di sussistenza, ma che comunque presenta un indice di industrializzazione superiore rispetto alla realtà regionale, come evidenziano i dati del censimento dell’industria curato dalla Camera di Commercio, riportati nell’annuario del 1893.

La popolazione per oltre i due terzi risiede in campagna, ove le attività agricole, disponendo come forza motrice esclusivamente della trazione animale, sono ancora esercitate con metodi primordiali, anche se da qualche anno sono arrivati i primi vomeri metallici a sostituire i vecchi aratri di legno, cui seguiranno poi le prime trebbiatrici, azionate dai motori a scoppio alimentati dalle sbuffanti caldaie a vapore, mentre non si conoscono ancora i concimi chimici. Va notato tuttavia che, anche nell’economia del capoluogo, è forte l’incidenza dell’agricoltura e delle attività connesse allo sfruttamento della montagna, con autentiche sacche di miseria, quantunque nella città siano presenti da tempo numerosi laboratori artigianali, che operano in particolare nel settore della ceramica con occupazione di oltre 200 addetti (Rubboli, Pascucci, Santarelli); primi timidi tentativi di industrializzazione si evidenziano poi nella trasformazione dei prodotti agricoli (molini, pellami) e nell’edilizia (fornaci, calcinai). Le attività economiche esercitate nel territorio comunale sono comunque insufficienti a soddisfare i bisogni di una forza lavoro esuberante, per la quale unico palliativo alla fame è l’emigrazione, tanto che nel 1900 opera nella città un ufficio delle società di navigazione per favorire l’espatrio verso l’America, in alternativa ai flussi cospicui verso i paesi europei e al pendolarismo stagionale verso la maremma e la campagna romana. La maggior parte della popolazione vive in condizioni primitive, spesso anche in coabitazione con gli animali; l’acqua corrente, anche se profusa in abbondanza dalle numerose fontane pubbliche sparse per la città, nelle abitazioni private è un servizio ancora nemmeno ipotizzabile, mentre nelle frazioni, acquedotti e fognature esistono... solo a cielo aperto. Elevato è il tasso di natalità, ma altrettanto elevato è quello della mortalità infantile, mentre sono diffuse malattie come la pellagra, la tubercolosi e il vaiolo. La mobilità sul territorio è resa possibile soltanto dai treni che percorrono la linea ferroviaria al traino delle locomotive a vapore, ad una velocità che per coprire i 297 chilometri fra Ancona e Roma, richiede non meno di dieci ore; in alternativa il calesse con relativi cavalli.

Alla guida della città, parte pensante della società comunale, si propone un’oligarchia espressione del voto per censo, erede consapevole ed orgogliosa di un retaggio culturale non comune, nella quale si contrappongono esponenti del liberalismo anticlericale, legato idealmente alle "patrie battaglie" risorgimentali, ed il vecchio mondo erede del misticismo umbro, che non ha ancora assorbito il trauma del passaggio dallo Stato Pontificio all’Italia unitaria; fin dal 1894 è attiva una sezione del Partito Socialista, riferimento per le classi popolari, che già nel 1898 hanno dato corpo ad agitazioni "per il prezzo del pane", non trovando più soddisfazione nelle forme di paternalismo, e frutto di esperienze maturate nelle terre di emigrazione.

All’inizio del secolo la carica di sindaco è ricoperta dall’avvocato Ugo Guerrieri, un radicale che, in seguito alle dimissioni di Francesco Cajani ed al rifiuto di assumere la carica da parte di altri, dopo aver espletato le funzioni di facente funzioni, nel 1899 è stato confermato nell’incarico, sovvertendo il risultato elettorale favorevole ai clericali.

La vita pubblica è segnata dallo scontro politico fra clericali e anticlericali: caso forse unico, nell’Italia condizionata dal veto pontificio del "non expedit", il Consiglio comunale di Gualdo Tadino annovera ben due prelati, mons. Roberto Calai ed il canonico Michele Tomassini i quali, oltre a partecipare attivamente al dibattito politico, si distinguono con grandi iniziative filantropiche (fondazione dell’Ospedale, dell’Istituto Salesiano e dell’Asilo infantile con mezzi propri il primo, costruzione del nuovo Cimitero di San Facondino, in esecuzione di un legato testamentario del segretario di Pio IX, mons. Giuseppe Stella il secondo), mentre il Comune è paralizzato dalla mancanza di mezzi finanziari.

Il nuovo secolo si apre nel miraggio dell’energia elettrica: difatti il 24 gennaio 1900 la Giunta Comunale ha deliberato di chiedere il riconoscimento di pubblica utilità per l’impianto elettrico. Il sogno dell’energia elettrica, anche se per la sua realizzazione sarà necessario quasi un decennio, saluta l’inizio del ventesimo secolo; al cronista non può passare inosservato che il 22 giugno dello stesso anno il Consiglio Comunale ha approvato lo statuto del Monte di Pietà: dovizia e povertà, ovvero ansia di progresso e dura realtà. Per comprendere quali erano le condizioni di vita nella Gualdo Tadino all’inizio del ‘900 si provi ad immaginare, non una giornata o un mese, ma la quotidianità, senza l’energia elettrica e gli usi connessi cui siamo abituati, e senza le derivazioni industriali dello sviluppo del motore a scoppio, di cui l’automobile è solo una espressione. Allo spuntare dell’alba del ventesimo secolo ai margini dell’area utilizzata come piazza del mercato, dove il Consiglio Comunale era solito regolamentare le modalità di esposizione del bestiame in occasione delle fiere, cresce il nuovo Ospedale, la cui prima pietra è stata posta il 18 luglio per volontà di mons. Roberto Calai, mentre dall’altra parte della città viene portata a termine la costruzione dell’Istituto Salesiano.
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Maturano i cambiamenti d'epoca
I grandi cambiamenti dei primi anni del novecento ed una rivoluzione d'altri tempi

Il primo decennio del secolo è caratterizzato dalle difficoltà finanziarie dell’Amministrazione Comunale, che determinano il rifiuto delle cariche pubbliche, e dal ricorrente problema del "rincaro dei viveri", che determina varie sommosse popolari ed al quale l’Amministrazione Comunale tenta di far fronte con l’imposizione dei calmieri, mentre la vita sociale della città è caratterizzata da un vivace proliferare di iniziative di carattere associativo: accanto alla Società Operaia di Mutuo soccorso, c’è un Circolo ricreativo operaio, un gruppo di dilettanti fotografi, una Società dei Cacciatori, l’Unione ciclistica, la Società Tiro a segno, la Società del monte, l’Associazione sport Appennino, il Concerto cittadino, lo Sport Club Audax Tadino (SCAT), l’Associazione ex allievi salesiani, il Circolo dell’Azione Cattolica, una Sezione Socialista ed un Gruppo Democratico Cristiano.
In campo economico risultano operanti una cooperativa falegnami, tre tipografie, si registra la nascita delle prime aziende (Carlo Luzi – Tancredi Fedi – Molini Americani Ribacchi e De Pretis, Pastifici Ceccarelli e De Pretis) attorno alle quali crescerà il mito di una realtà industriale, mentre si costituiscono la Cooperativa ceramisti ed il Consorzio Agrario mandamentale
In campo politico l’allargamento dell’elettorato, dopo un primo scandalo (per una cena elettorale a base di patate in umido), mentre continua il dibattito fra clericali ed anticlericali, costituisce terreno fertile per il fenomeno delle "mazzette" con cui si contenderanno i voti gli onorevoli Fazi e Theodoli.
Nell’Amministrazione comunale, dopo che Ugo Guerrieri nel 1905 ha declinato l’onorevole incarico di sindaco per la quarta volta, viene eletto Onorato Ribacchi (che muore in carica nel corso di un’epidemia nel dicembre 1906); dopo ben sette mesi di tentativi per eleggere un successore segnati da vari rifiuti di vari personaggi che rispetto agli "onori" della vita pubblica privilegiano gli affari , il 27 luglio in una rocambolesca seduta il Consiglio Comunale conferisce un nuovo incarico all’ex sindaco Francesco Cajani, il cui travagliato mandato è costellato da dissensi e dimissioni, finché nel 1910 arriva alla carica di sindaco l’ingegnere romano Francesco Stangolini.
Nel primo decennio del secolo, che registra un ulteriore incremento della popolazione del 10%, le iniziative di rilievo nella pubblica amministrazione sono il notevole impegno nella diffusione della scuola pubblica in tutte le frazioni (mentre nel capoluogo sono già attive scuole gestite dai Salesiani e dall’Istituto Bambin Gesù), la richiesta di adeguamento della rappresentanza consiliare per effetto del superamento dei 10.000 abitanti, la concentrazione dei beni delle Confraternite nella Congregazione di Carità, l’acquisto di un immobile destinato a pinacoteca comunale, la richiesta di istituzione dell’Ufficio registro e del catasto, l’arrivo dell’energia elettrica nell’illuminazione pubblica, l’ultimazione della strada fra la città e la stazione ferroviaria, l’attivazione del servizio telefonico.
Chiusi nel cassetto dei sogni sono restati alcuni grandi progetti: la costruzione di un collegamento ferroviario con Perugia, la realizzazione di una centrale elettrica in consorzio con il comune di Nocera Umbra utilizzando l’acqua di Boschetto, la costruzione di uno zuccherificio, lo sfruttamento commerciale dell’acqua della Rocchetta, la realizzazione del forno fusorio per la lavorazione del materiale ferroso estratto sulla montagna di Rigali.
Intanto si è accentuato il distacco fra la classe dirigente conservatrice ed affarista (poche persone che non pagano tasse, non pagano contravvenzioni, usufruiscono dei locali municipali senza pagamento di affitto e governano dagli scanni del Municipio incontrollati ed incontrollabili), e la base popolare, la gente comune che stenta a far quadrare i propri bilanci e che continua ad incrementare il fenomeno migratorio, ma che comunque prende coscienza della propria funzione politica fino ad ottenere l’erezione di un monumento funebre "sulla fossa dei poveri" presso il Cimitero, a spesa del comune.
Nel settembre 1912 inizia la pubblicazione di un giornale "Il Risveglio", diretto da Angelo Lucarelli, e che, quantunque osteggiato da tutte le componenti della élite cittadina che controlla "il palazzo" (preti, socialisti e liberali), diventa interprete di una situazione di disagio esplosiva e che è portata a degenerare; scrive al giornale un lettore, in uno dei primi numeri "… non si fa altro che decantare la prosperità di Gualdo…, tante industrie che danno lavoro e pane….anche per le donne" ed il giornale risponde: "lavoro?, pane?… se tu sapessi di quante lacrime è impastato!"
Tanti sono i motivi di contestazione e di malcontento che nell’agosto 1913 la Giunta rassegna le dimissioni fra il tripudio della popolazione che festeggia l’evento con la banda musicale in piazza, mentre il campanone civico risuona a morto. E i festeggiamenti proseguono 15 giorni più tardi con una manifestazione presso la Rocchetta.
E’ la fine di un’epoca. Di seguito la cronaca della festa tratta da "Il Risveglio":
Alle 5,30 la banda musicale, suonando, si diresse verso la Rocchetta, seguita da un discreto numero i gente. Aveva piovuto tutta la mattinata, e benché il tempo fosse ritornato al buono nelle ultime ore, l’umidità e la freschezza dell’aria potevano impedire, forse, la straordinaria affluenza di popolo che si annunciava fin dai giorni passati. La risposta dei gualdesi, invece, all’appello lanciato dal Risveglio fu superiore ad ogni aspettativa. Il luogo era modestamente ornato e illuminato dalla luce elettrica condotta espressamente dalla Città. L’Amministrazione dell’Appennino gualdese aveva voluto riserbarci una bella sorpresa: un ponticello stabile, che fu subito battezzato Ponte del Risveglio, gettato nel corso dell’acqua che prima bisognava passar quasi a guado. L’allegria scoppiò quasi subito. La musica risuonava, ripercossa dagli antri racchiusi delle montagne. I bicchieri giravano, perpetuamente ricolmi, tra i musicanti, tra i giovanotti, tra la gente. Poi, tra la baldoria, si fece un gran silenzio, l’austero silenzio del patrio Appennino: era il Risveglio che usciva fuori con la sua imponenza, con la sua severità, con la sua energia, con le sue ciglia aggrottate e le sferza in mano. Nell’austero silenzio del patrio Appennino scoppiarono fragorosi ed entusiastici gli applausi al Direttore e al Redattore capo che parlavano al popolo. Intanto nuova gente accorreva da Gualdo Tadino. La vallata in quel punto era gremita. Il suggestivo crepuscolo dei cieli umbri, del cielo gualdese, pieno di bagliori languidi, di vive tinte sfumate, di zone di luce rosea che guizzavano su, come lunghi strascichi di comete, come ultimi baci al sole agonizzante, tra il turchino, tra il verde, tra il biondo pallore del cielo. Dietro il "Fringuello" la luna, discreta, aspettava che Sfasciabasti avesse dato fuoco ai suoi poderosi lavori pirotecnici, prima di venir a rischiare la valle. Due palloni, l’uno dopo l’altro salirono su, turbinati da l’alto vento, ma calmi e magnifici a salutare la bella luna. E furono inseguiti dalle grida della gente, e dalle note allegre della musica. Un razzo guizzò serpeggiando per l’immensità: allentò la corsa, languì e morì; ma dalla sua morte una pioggia di stelle si diffuse pel cielo e l’attonita vallata sottostante ne rimase tutta illuminata. E poi guizzò un altro razzo, e un altro, tanti, in direzioni diverse, come una volata di serpenti sprizzati da una gabbia misteriosa. L’incanto finì: allegria, chiasso, risate e musica. Ma ecco una luce che zampilla dall’oscurità, e si fa intensa, si muove, si agita, gioca con se stessa, paga della sua stessa grazia, della sua stessa bellezza. E sembra una sorgente di luci, tutte belle e tutte nuove; un geyser luminoso, strano e fumante; una pioggia di stelle d’argento fuso. E l’aureola d’un iddio. Essa a un tratto sale, sale turbinosa, e si perde tra immani fragori. Eppoi nuove fughe di razzi, e allegria, gridi di meraviglia, risate, musica. Chi pensava in quei momenti ai Don Rodrigo di Gualdo che sentiva negli scoppi di mortaretti e delle bombe il definitivo tracolla della loro potenza? Chi pensava al divo Sfasciabasti che correva curiosamente di qua e di là, con la miccia in mano come un ripetentesi Pietro Micca, pauroso che quelle serpi ch’egli aveva ristorate in seno non lo mordessero? Quegli scoppi, quei razzi, lassù nell’area pura al cospetto dei liberi monti, di quelle salde ed eterne montagne, da cui ci deve venire fortezza di membra e di carattere, libertà di pensiero e di passione, quegli scoppi, qui razzi, davan campo a pensare a ben altro! Il ritorno in città riuscì imponentissimo, con una magnifica fiaccolata.Come si supponeva, ebbe luogo una colossale dimostrazione ostile al Municipio, che si mantenne però entro limiti modesti e civili. La festa si chiuse con un allegro banchetto all’Albergo"Ancona".Intervennero la Redazione e fidi amici e fervidi simpatizzanti. Numerosi e spiritosissimi i brindisi; fragorosi gli applausi, viva e schiettissima l’allegria. La festa non poté essere migliore.
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Gli anni dei cambiamenti
Dalla rivoluzione con i fuochi artificiali a quella dei manganelli, mentre altrove c'è stata quella di ottobre

Nel precedente numero, attraverso la testimonianza del periodico Il Risveglio (forse il primo giornale in assoluto a suscitare una rivolta popolare), abbiamo rivissuto la fine di un’epoca nella storia di Gualdo Tadino e il tramonto di una classe dirigente, travolta dall’irrompere sullo scenario di una nuova generazione, emergente dopo quella degli entusiasmi risorgimentali; una rivoluzione pacifica, della quale i rintocchi funebri del campanone comunale, accompagnati dal concerto della Banda musicale davanti al Municipio e dai fuochi pirotecnici di Sfasciabasti alla Rocchetta, potevano dare l’immagine di una tardiva belle epoque ormai tramontata, mentre cresceva la nuova realtà di diseredati, per molti dei quali il pane era impastato di lacrime, in una economia che faceva nascere il mito della Gualdo industriosa, ma l’operaio lavorava 11 ore al giorno. Seguiamo in questo numero come, contemporaneamente alla fine di questa, epoca si apriva quella dei cambiamenti, cui avrebbe dato un'accelerazione imprevedibile la prima guerra mondiale.
Nel 1914, dopo che il Consiglio comunale è stato portato a trenta componenti per effetto della crescita demografica, le prime elezioni amministrative determinano l’arrivo di vari nomi nuovi del parlamentino cittadino; il nuovo Consiglio elegge sindaco Francesco Maurizi, il Vice Ispettore scolastico, che è costretto tuttavia alle dimissioni per incompatibilità fra le due cariche, mentre lo scoppio della guerra mondiale, per l’incerta posizione dell’Italia neutrale, provoca un massiccio rientro dall’estero di lavoratori emigrati nelle zone industriali della Francia e della Germania, diventati inaffidabili per entrambi i belligeranti.
Il 24 maggio 1915 l’entrata in guerra dell’Italia, per il Comune ancora alle prese con l’improvviso acuirsi dei cronici problemi della fame e della disoccupazione, determinato da tanti rientri, complica ulteriormente la situazione; infatti, all’incerta posizione del sindaco, si aggiunge il richiamo alle armi di un terzo dei Consiglieri.
Finalmente l’ 8 ottobre è eletto sindaco Celestino Colini, la cui attività, sino alla fine del 1918, sarà essenzialmente condizionata dall’economia di guerra: si costituisce un Comitato della mobilitazione civile (presieduto dall’avv. Giuseppe Gubbiotti), un Comitato di soccorso, si deliberano in più occasioni approvvigionamenti di generi alimentari e l’adozione di vari provvedimenti a sostegno del fronte interno e della classe operaia.
Di rilievo, nel periodo bellico, risulta l’attivazione delle miniere di Branca, per l’estrazione della lignite; vi trovano occupazione anche numerosi lavoratori provenienti dal territorio gualdese: tuttavia ne beneficiano solo i residenti nelle zone limitrofe, poiché l’unico mezzo di locomozione, oltre all’ansimante gambadilegno che arranca sulla ferrovia a scartamento ridotto da Branca a Fossato di Vico, per i fortunati che la possiedono, resta la bicicletta.
Per tutto il 1917 ed il 1918, mentre il paese trepida a causa delle alterne vicende della guerra, si susseguono i provvedimenti di carattere annonario: la requisizione, l’approvvigionamento ed il razionamento dei generi di prima necessità da parte del Comune; negli stessi anni la città accoglie un gruppo di prigionieri austriaci, utilizzato per impiantare pinete sulle pendici del monte Serrasanta.
Il 1919 si apre con una tardiva commemorazione della vittoria (23 febbraio); evidentemente le condizioni sono tali che non c’è molto da festeggiare. Con la pace torna a casa, dopo anni trascorsi in trincea, una massa di reduci carichi di aspettative e di bisogni, plasmata e indurita dalle vicende belliche, dopo essere stata strappata ad un mondo paternalistico che non esiste più: i gualdesi caduti al fronte sono ben 159, imprecisato è il numero dei mutilati e degli invalidi, l’economia del paese è allo stremo e per giunta imperversa l’epidemia della spagnola.
Per fronteggiare la disoccupazione favorendo una ripresa dell’edilizia, il comune cede a prezzi simbolici aree circostanti alla Porta Romana (attuali via F. Storelli, via G. Mancini, via V Luglio, giardini), ma la situazione sembra precipitare, con ricorrenti agitazioni di piazza; mentre nel mondo agricolo serpeggiano rivendicazioni tese a modificare il contratto mezzadrile, e tante piccole imprese di coltivatori diretti non ancora meccanizzate producono solo miseria, per molti reduci non c’è altra alternativa all’emigrazione. Inizia il biennio rosso.
La traballante amministrazione del sindaco Colini, impotente a fronteggiare i problemi, fra cui la difficile definizione dei rapporti economici con il gestore dei servizi della tesoreria comunale in tutto il periodo bellico, rassegna le dimissioni, ma, dopo una breve reggenza del commissario Alfredo Perziani, le ritira formando una nuova Giunta; tuttavia l’Amministrazione comunale continua a stagnare nelle ristrettezze economiche.
Il 12 ottobre un gruppo d’imprenditori gualdesi (fra i quali Giuseppe ed Augusto Depretis, l’ex sindaco Francesco Stangolini, Corrado Guerrieri e Carlo Luzi) costituisce, insieme ad altri, la Società Umbra Cemento Portland, con sede a Gualdo Tadino, ma che opera in comune di Gubbio; il 26 dicembre scompare il pittore Giuseppe Discepoli.
Nel 1920 si tengono le prime votazioni dopo il compimento dell’unità nazionale; nel collegio elettorale sono a confronto quattro liste: alleanza liberaldemocratica (6 eletti), socialisti unitari (3 eletti), popolari (1 eletto) e repubblicani (nessun eletto). La situazione difficile che il paese attraversa (l’ordine pubblico turbato dalle intemperanze fasciste e dal rivendicazionismo socialista) fa presagire cambiamenti anche nella politica locale.
Scoppia intanto la prima polemica ferroviaria: Gubbio, insoddisfatta della linea a scartamento ridotto Fossato di Vico-Arezzo, preme per avere la ferrovia grande; Gualdo Tadino si propone come stazione terminale della nuova linea, anche in considerazione che si lavora da anni al progetto di un collegamento Gualdo Tadino-Perugia; Fossato di Vico insorge perché non accetta di perdere il capolinea della linea per Arezzo; alla fine non se ne fa nulla: gli eventi successivi metteranno tutti d’accordo, con la bocciatura sia del progettata Gualdo-Perugia, sia della richiesta ferrovia grande per Gubbio la quale, anzi, più tardi perderà anche quella a scartamento ridotto.
Il 19 giugno scompare l’istituzione cittadina di Mons. Roberto Calai.
L’11 dicembre il Consiglio comunale ufficializza il trasferimento del cimitero civico dalla Madonna delle Rotte a San Facondino (di fatto già in atto da un decennio), "previa esumazione delle salme dei nostri antenati", e il 27 dicembre approva la convenzione con l’Istituto Salesiano per il funzionamento delle scuole secondarie (tecniche e ginnasiali). Romeo Carlotti parcheggia davanti al palazzo comunale una delle prime automobili.
Nuove attività produttive, come la Ditta Rubboli & C. "per la produzione di ceramica artistica e con l’impegno di fondare una nuova bottega anche a Gubbio", la fabbrica di fiammiferi Brambilla-Pascucci & C. e la fabbrica di liquori Brambilla, costituiscono primi segnali di ripresa economica, ma il 31 dicembre il sindaco comunica alla Giunta che non è più possibile proseguire con una amministrazione regolare e rassegna nuovamente le dimissioni.
Il 1921 si apre con il commissario Licinio Angelini alla guida dell’amministrazione comunale, mentre sono sempre più frequenti le manifestazioni della violenza squadrista, collegate alla diffusione del fascismo (purghe e manganelli per gli avversari), nel quale alle paure dei proprietari terrieri, dei benpensanti, dei timorosi del rivendicazionismo socialista, spesso si associano anche i motivi di malcontento e di frustrazione dei diseredati, e che in giugno inaugura la sezione di Gualdo Tadino; la piccola borghesia locale assapora la sua rivincita sulla rivoluzione pacifica del 1913.
In settembre si torna alle urne; gli elettori sono 3724, ma i votanti solo 1603: risultano eletti 22 candidati della lista popolare e 8 di quella socialista, ma il clima politico si presenta rissoso e deteriorato: Francesco Cajani non accetta la carica di sindaco e la situazione si trascina fino al 8 dicembre quando è eletto sindaco il consigliere del Partito Popolare Egidio Martino Pucci, di San Pellegrino, mentre si consolida il fascismo.
Il censimento della popolazione segna 12.165 unità.
Ricerche archeologiche in località Malpasso fruttano importanti rinvenimenti che però, con il beneplacito del Consiglio Comunale, prendono la via dei musei nazionali (attualmente esposti a Villa Giulia). Il 25 dicembre viene fondato il "Reparto esploratori cattolici Gualdo Tadino 1°", il secondo della provincia.
L’8 gennaio 1922 nasce il Circolo cattolico Calai; il 17 novembre, dopo la conquista del potere centrale, il fascismo impone le dimissioni dell’Amministrazione Comunale retta dal Partito Popolare, mettendo d’accordo socialisti e popolari; segue la gestione del commissario Nestore Bartoletti.
Nel clima di disordine politico non c’è memoria storica, né della partecipazione di gualdesi alla "marcia su Roma", né della scissione socialista che segna la nascita del Partito Comunista; l’uccisione di Trento Alimenti in un conflitto a fuoco con i Carabinieri (1922) è un episodio che sarà rivendicato più tardi come uno dei germi di questa nuova realtà, che si affaccia sugli scenari politici locali e che, per alcuni suoi esponenti, registra ben presto l’esilio e la deportazione al "confino".
Il 21 gennaio 1923, dalle votazioni per il rinnovo del consiglio comunale, risulta eletto un cocktail, nel quale agli uomini di partito si mescolano figure emergenti dell’imprenditoria locale, esponenti del mondo agricolo, vecchi notabili desiderosi dell’ordine, emarginati o disgustati dall’ esperienza di governo dei popolari e dai loro contrasti con i socialisti; il 4 febbraio è rieletto sindaco Francesco Cajani.
L’8 dicembre nasce la Filodrammatica dialettale Don Bosco; l’opera salesiana inizia la pubblicazione de La voce del collegio; il Dr Ruggero Guerrieri pubblica Il laudario lirico della Confraternita di Santa Maria dei Raccomandati in Gualdo Tadino, un importante documento letterario da lui scoperto in un bastardello quattrocentesco.
Il 24 maggio 1924, in un clima d’euforia collettiva, il consiglio comunale all’unanimità, delibera di conferire la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini: la rivoluzione dei manganelli può considerarsi compiuta, nel paese apparentemente tornato alla normalità, con la chiusura dei circoli cattolici e con i dissidenti costretti al confino o all’estero.
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Il ventennio fascista
1924-1943: dalla conquista del potere alla polvere della disfatta

Dopo che, con il conferimento della cittadinanza onoraria al Duce, Gualdo Tadino ha celebrato il trionfo del fascismo, il 27 dicembre 1925, inizia lo stillicidio di defezioni di assessori e consiglieri che termina con le dimissioni del sindaco Francesco Caiani e lo scioglimento del Consiglio Comunale.
Il 9 gennaio 1926 si apre la gestione del commissario Luigi Jacquaniti, che si protrae fino all’aprile seguente; mentre la svalutazione della lira a "quota novanta", determina scossoni e contraccolpi nell’economia (chiudono l’agenzia del Banco di Roma e le varie agenzie della Banca Popolare, la Cassa di Risparmio è assorbita dall’omonima di Perugia).
Il 4 aprile 1927, al posto del Sindaco, s’insedia la nuova figura del Podestà, il notaio Sestilio Umberto Sergiacomi; del suo mandato si ricordano l’inaugurazione del monumento ai caduti in Piazza Garibaldi (poi spostato ai giardini pubblici), la progettazione del nuovo edificio scolastico per il capoluogo; termina la ristrutturazione della Cattedrale di San Benedetto, in corso da oltre settanta anni. Presso la chiesa del Serrasanta si registra il furto parziale della pala d’altare in ceramica quattrocentesca; la restaura Giuseppe Pericoli (che ne realizza anche una copia).
Il 20 luglio 1928 il podestà autorizza l’installazione di due distributori di benzina; una nuova esigenza da soddisfare per i sempre più frequenti mezzi motorizzati in circolazione.
Il 1929 è l’anno del nevone che blocca per giorni anche il transito dei treni sulla linea ferroviaria, presso Categge. Giro di vite nella vita cittadina; il PNF con l’imposizione di persone legate al regime conferisce un’ulteriore politicizzazione alla pubblica amministrazione: il 18 aprile, al podestà subentra il commissario prefettizio Americo Innocenzi, cui segue il nuovo podestà Carlo Bartoletti. Dopo la firma del concordato fra lo Stato e la Chiesa, s’intitola una via a Don Giovanni Bosco. Con la grande crisi, la recessione si abbatte sull’economia, provocando fallimenti di varie attività produttive.
Gli anni 20, segnati dal trionfo del fascismo, pur caratterizzati da ristrettezze e contrasti determinati dall’aumento dei prezzi e dalle necessità d’approvvigionamento di generi alimentari, hanno registrato anche una ripresa delle attività imprenditoriali (costituzione della Guerrieri & Luzi e del Calzaturificio Pennoni nel 1922, della Società Ceramica Monina nel 1924, delle Ceramiche Luca Della Robbia e Ceramiche Mastrogiorgio nel 1925).
Fatti salienti del decennio sono la morte di mons. Roberto Calai, la costituzione del gruppo Scout cattolici (1921), le onoranze al Maestro Raffaele Casimiri – che D’Annunzio definisce "il miglior ambasciatore del genio italico"-, la nascita del Circolo giovanile cattolico e della Filodrammatica Dialettale Don Bosco (1923), l’apertura dell’Ufficio Imposte Dirette e del catasto (1925). Si afferma la presenza dell’Istituto Salesiano; in seguito alla riforma Gentile le sue scuole ginnasiali, come un faro di diffusione della cultura, richiamano da tutta l’Italia centrale centinaia di convittori per frequentare le qualificate scuole di preparazione al Liceo, mentre l’oratorio è fulcro delle attività sportive e ricreative (filodrammatica, attività della squadra di calcio Salus, prime esperienze del basket, saggi ginnici del "regime"); nella città la circolazione dei primi camion ed autovetture denunzia l’inadeguatezza di strade costruite per il traffico di veicoli a trazione animale.
Nel 1930 il Dr Ruggero Guerrieri pubblica "I maestri lombardi in Gualdo Tadino nella seconda metà del Quattrocento"; scompare il notaio Dr Giulio Guerrieri, brillante autore di scritti e poesie ambientati negli anni della Belle époque.
Nel 1931 il censimento della popolazione registra 12.312 residenti.
Il 26 agosto 1932 la città riceve la visita del re, Vittorio Emanuele III; nello stesso anno il gualdese mons. Vittorugo Righi è nominato dal Vaticano addetto alla delegazione di Beirut, primo avvio di una brillante carriera diplomatica (seguiranno Istambul, Rio de Janeiro, Teheran).
Intanto il Regime moltiplica le iniziative propagandistiche (finanziate dal Comune) della O.N.D (Opera nazionale dopolavoro) - l’organizzazione per la gestione del tempo libero -, di cui è segretario provinciale il gualdese Dario Liberati: Befana fascista, feste dell’uva, feste della ginestra, premi di nuzialità, premi di natalità, riconoscimenti alle donne prolifiche a sostegno della politica demografica, colonie elioterapiche per i bambini. Il Ministero della Pubblica Istruzione finanzia l’edificio scolastico del capoluogo. Iniziano a circolare le prime Fiat Balilla.
Con il fascismo la vecchia Flaminia, collegamento fra Roma e la Romagna di Predappio, torna ad essere la "via regia rei publicae"; fioriscono racconti ed aneddoti sui periodici spostamenti del Duce fra la capitale e la terra natìa, con soste occasionali ai passaggi a livello, durante le quali non disdegna il contatto con la gente, mentre, su tutte le costruzioni che fiancheggiano la strada, gli slogan riproducono l’euforia collettiva che pervade il paese: uno su tutti, "la garanzia della pace riposa nelle nostre forze armate". Con l’aumento del traffico arriva la prima bitumatura delle strade: quanto alla Flaminia... si riferisce un laconico disappunto del Duce "Non avevo chiesto di farla per prima, ma non mi aspettavo che la lasciassero per ultima!"
Nel 1933 s’inaugura il nuovo campo per le attività sportive, finora esercitate nell’ex piazzale del mercato (attuali giardini pubblici); la squadra di calcio locale milita in seconda divisione. Il Dr Ruggero Guerrieri arricchisce la serie delle sue pubblicazioni con la monumentale "Storia civile ed ecclesiastica di Gualdo Tadino".
Il 14 settembre 1934 è rinominato podestà Sestilio Umberto Sergiacomi; entra in attività la Ceramica Baldassini-Paoletti-Tomassini, seguono poi la Nuova Cooperativa Ceramisti, La Vincenzina, La Morroni & Tega, la Cooperativa operai riuniti.
Il 2 marzo 1935 si insedia la Consulta, organismo consultivo creato dal Regime in sostituzione del Consiglio comunale, che brillerà per la sua inutilità: "il Podestà delibera prescindendo ...". Un’imponente manifestazione attraverso le vie della città festeggia i cinquanta anni della Banca Popolare Cooperativa.
Mentre sull’Italia si addensano le nubi delle sanzioni economiche imposte dalla Società delle nazioni, in ritorsione per la guerra contro l’Etiopia, il paese si abitua all’autarchia; ne sono espressione la scomparsa di vari generi d’importazione (dal caffè, al pepe, al cacao, al caucciù); seguiranno la requisizione di tutto il ferro (cancelli, caldaie, letti ed arredi metallici vari) destinato a produrre cannoni, la donazione delle fedi alla patria da parte delle donne del popolo (con relativo scandalo), la battaglia del grano che spinge al dissodamento di tutte le pendici dell’Appennino, alla ricerca di terra da coltivare.
Il 1936 festeggia la conquista dell’Etiopia con l’impianto della Pineta dell’Impero sulle pendici del Monte Maggio sovrastanti Palazzo Mancinelli: una grande pineta a forma di fascio littorio che, crescendo lussureggiante, perpetuerà visivamente fino a Perugia il ricordo dell’evento. Al canto di "faccetta nera", si aprono all’emigrazione i paesi della quarta sponda e dell’Impero: Libia, Etiopia, Somalia; anche da Gualdo Tadino partono squadre di colonizzatori per costruire strade, scuole, fabbriche e acquedotti, che non hanno nel paese di provenienza.
1937: Le varie attività assistenziali pubbliche sono concentrate nella nuova istituzione dell’ECA (Ente Comunale di Assistenza) cui sono devoluti i beni delle varie Opere Pie. Negli ultimi anni del decennio, che scivola verso la seconda guerra mondiale, arrivano il riconoscimento del Ginnasio Parificato per l’Istituto Salesiano e l’istituzione del terzo corso di Avviamento Professionale.
Diventa d’obbligo la tessera per accedere alle cariche pubbliche: persino per i bambini c’è l’iscrizione d’ufficio al partito fascista fin dalla frequenza delle scuole elementari; poi crescendo, vestiranno le divise di figlio della lupa, di balilla, di avanguardista, di giovane fascista, ed avranno l’addestramento premilitare (con i moschetti di legno e la partecipazione ai raduni): nascono i Circoli Dopolavoro, e manifestazioni di massa organizzate dalla GIL (Gioventù Italiana del Littorio) che contribuiscono a fare del fascismo un movimento popolare; per farla breve tutta la vita è programmata in divisa da parata, per la gioia dei gerarchi sempre con stivali ed uniforme. Il gualdese Orfeo Sellani, vice comandante generale della GIL promuove la costruzione di due grandi opere pubbliche, destinate a restare due incompiute del regime: il palazzo della GIL e la Colonia Elioterapica. La crescita demografica porta la popolazione a 12.701 abitanti.
Il 25 maggio 1939 c’è l’ultima riunione Consulta: inutile fino al punto che il verbale relativo resta incompiuto. Il 1 agosto termina il mandato del podestà Sestilio Umberto Sergiacomi; alla guida del comune si apre un carosello di avvicendamenti di podestà e commissari prefettizi (Adriano Ceccarelli, Augusto De Pretis, Salvatore Coppola, Alberto Rubboli ecc.). Con contributi del Comune si costituisce l’associazione Pro Gualdo (succede alla preesistente Pro Tadino), si ripristina l’antica Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo e nasce la SS Gualdo (Presidente Aldo Biscontini) che subentra alla SCAT.
Il 10 giugno 1940 la gente ascolta in piazza il messaggio indirizzato ai "combattenti di terra, di mare e dell’aria", con cui il paese entra nel secondo conflitto mondiale, e che determinerà la caduta del fascismo: oltre duemila cittadini, coscritti, reclute, richiamati, volontari e camicie nere sono dislocati nelle varie zone di operazione, dalle quali per molti non ci sarà ritorno. Il paese sprofonda nell’economia di guerra; il fronte interno è sostenuto dalla propaganda del periodico "La freccia", diretto da Angelo Pascucci, mentre ovunque compare la scritta imperativa "Vincere", presto corretta in "Vinceremo". Poi, ad aprire gli occhi sulla realtà, arrivano la requisizione con tesseramento dei generi alimentari, le medaglie d’oro al valore militare (Giorgio Mancini, Franco Storelli, la proposta per Francesco Scaramucci), arrivano le notizie dei disastri su tutti i fronti, i bombardamenti (colpita in particolare la stazione ferrovia e persino il cimitero), arriva la trebbiatura in piazza (1942) del grano coltivato sulle brulle colline della Capralina, il mercato nero, gli sfollati, gli "orti di guerra" ricavati in tutti gli spazi pubblici nel centro abitato e a ridosso delle mura civiche, finché le date storiche del 25 luglio e dell’8 settembre 1943 chiudono la tragica mascherata con la destituzione di Mussolini e la firma dell’armistizio.
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La riconquistata libertà
Dalla Resistenza alla Democrazia

L’anno 1943, insieme alla caduta del fascismo, segna la nascita della Resistenza: contro i fascisti decisi a continuare la guerra perduta nella neocostituita RSI (repubblichini), e contro i tedeschi, trasformatisi da alleati in occupanti, che rastrellano giovani da arruolare come cobelligeranti e forza lavoro da avviare in Germania, e che fanno razzie di bestiame ed altro materiale di ogni genere.

E’ una piccola epopea di nove mesi, segnata da decine d’episodi –conosciuti e non conosciuti- di eroismo e di disperazione in varie località del comune, con rastrellamenti ed imboscate, arresti ed esecuzioni capitali, di cui sono protagonisti singoli cittadini e varie bande, diversamente organizzate o disorganizzate, e che ha inizio il 12 settembre 1943 quando presso l’Istituto Salesiano, per iniziativa del prof. Vincenzo Morichini, un gruppo di ex militari costituiscono il gruppo segreto "di azione antifascista", cui aderiranno poi tanti altri civili; in episodi isolati, più o meno radiosi od opachi, culminati il 1 luglio 1944 in un eccidio sulla piazza Martiri della Libertà, vi perdono la vita 19 concittadini (fra cui la medaglia d’oro Don David Berrettini, fucilato dai tedeschi per rappresaglia, in seguito ad un attentato presso Fabriano, in cambio della liberazione di venti parrocchiani).
Fra il 1943 ed il 1944, durante il breve periodo della Repubblica Sociale Italiana, alla guida del Comune succedono ai Podestà i Commissari del Capo della Provincia (Enzo Romizi e Giovanni Gaudenzi Pierozzi); contemporaneamente, nelle file della Resistenza, si costituisce il Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), nel quale i vari partiti politici che si stanno riorganizzando (PCI, PSI, PDL, PLI, DC) si apprestano ad esprimere la nuova classe dirigente del paese liberato.
Il capoluogo e le frazioni brulicano di sfollati dalle grandi città, il tesseramento dei generi alimentari favorisce il mercato nero, nelle campagne i contadini vivono a tu per tu con la guerra (cannoni e postazioni antiaeree nei campi, nelle vigne e nelle aie, camuffati in mezzo alla vegetazione, posti di blocco e di comando tedeschi dislocati lungo le strade, requisendo abitazioni da cui vengono sloggiati i legittimi proprietari, bombardamenti), mentre si tenta con ogni espediente di sottrarre materiali e bestiame alle razzie dei tedeschi.
L’interruzione nell’erogazione dell’energia elettrica, che condanna ad interminabili serate passate al buio, contribuisce a dare l’immagine del baratro in cui il paese è sprofondato, riportando le condizioni di vita di cinquanta anni indietro.
Il 5 luglio 1944 arriva in città la prima camionetta dell’esercito alleato: discende dal monte Serrasanta, valicato dopo aver risalito il versante marchigiano al seguito del sacerdote sigillano Don Ermete Scattoloni, parroco di Serradica.
Il comandante del gruppo, ricevuto in comune da Carlo Angelo Luzi per conto del CLN, prende possesso della città in nome di sua maestà britannica e, dopo averla affidata in presidio ai Patrioti, ripiega a Foligno dove sono attestate le truppe alleate. Fra i tedeschi in ritirata ed i liberatori fermi a Ponte Centesimo, per qualche giorno, Gualdo Tadino è terra di nessuno; poi quando gli ultimi occupanti si ritirano, dopo aver fatto crollare il "ponte novo", registrando l’ultimo caduto sulla Flaminia presso Palazzo Mancinelli e sparando da Sigillo le ultime cannonate che raggiungono la città, si chiude per Gualdo Tadino la vicenda della seconda guerra mondiale, al termine della quale sarà impossibile un inventario delle vite perdute, delle sofferenze e dei danni materiali e morali.
Attraverso la Flaminia dilaga nella vallata l’esercito liberatore composto anche da truppe di colore (indiani, marocchini, australiani); ma soprattutto arrivano pane, zucchero, cioccolata, aiuti alimentari e mezzi di sussistenza di ogni genere, farmaci fino ad ora sconosciuti (penicillina) e il DDT, che sarà determinante nella lotta contro le mosche e le malattie infettive.
La gente riscopre il sapore di vivere in libertà e i festeggiamenti si alternano alle sfilate, i cortei e le manifestazioni di giubilo, anche se l’arrivo dei liberatori non è solo "rose e fiori"; ne è testimonianza quello che avrebbe dovuto essere una partita di pallone fra calciatori gualdesi ed una squadra di soldati inglesi... mentre sparisce dalla circolazione la vecchia carta moneta, ormai priva di valore, sostituita dalle AM-lire emesse dall’AMG (Governo Militare Alleato) si sovrastampano anche i vecchi francobolli con la sigla dell’AMG.
Il paese in ginocchio sopravvive grazie agli aiuti internazionali distribuiti dall’ENDSI (Ente Nazionale Distribuzione Sussidi Italia) e dalla POA (Pontificia Opera di Assistenza); mentre una ondata iconoclasta si abbatte su tutte le insegne del regime, che non risparmia nemmeno il disegno a forma di fascio della pineta dell’Impero, inizia l’epurazione per allontanare gli esponenti fascisti dalle posizioni che occupano, e per molti altri l’operazione di riciclaggio con collocazione all’interno dei nuovi partiti.
Il 28 luglio l’A.M.G. insedia la prima Giunta Comunale di Gualdo Tadino liberata; la compongono il vecchio sindacalista Oreste Tomassini (Sindaco) e gli assessori Nello Barberini, Ciro Biscontini, Rodolfo Cirelli e Giuseppe Maria Baldelli; fra i primi atti dei nuovi Amministratori che agiscono in styretto contatto con il CLN, il 18 ottobre, si annovera la vendita ad un privato delle quote di proprietà comunale nell’istituzione borghese del teatro Talia, per trasformarlo in sala cinematografica "con eliminazione dei palchetti". Il 9 ottobre un miniscandalo, determinato dalla scomparsa di un considerevole quantitativo di zucchero inviato dall’UNNRA e destinato ai ricoverati presso l’Ospedale e l’Ospizio Cronici, provoca le dimissioni di un assessore. Il 22 dicembre cessa dalle sue funzioni la Giunta presieduta da Oreste Tomassini, sostituita da un nuovo esecutivo guidato da Attilio Garofoli, che resta in carica fino al 30 aprile.
Il 25 gennaio 1945, un gruppo di 25 patrioti (in parte di Gualdo Tadino e in parte di Costacciaro) guidato dal tenente Domenico Tittarelli, si arruola nell’esercito di liberazione ed è incorporato nella divisione Cremona con la quale combatte in Romagna e nel Polesine, dove il 10 febbraio Tittarelli cade in combattimento.
Dopo la liberazione del 25 aprile, torna a San Pellegrino la festa del primo Maggio che era stata proibita durante il fascismo, mentre nel capoluogo si svolge un’imponente manifestazione dei lavoratori. Il 6 giugno, dopo un breve commissariamento (Isernia Ulderico dal 4 al 31 maggio), l’AMG insedia una nuova Giunta, guidata dal Sindaco Fiorello Sergiacomi, che rimane in carica fino al giugno dell’anno seguente, mentre nel CLN si manifestano le divisioni fra i partiti.
1946: Riprendono a circolare i treni sulla linea ferroviaria, anche se i viaggiatori, anziché nelle carrozze, debbono sistemarsi sui carri merci adattati alla bisogna, e, al posto dei locomotori a trazione elettrica è necessario riesumare le vecchie fumanti motrici a carbone. Il 31 marzo nelle prime elezioni comunali si contrappongono una lista di sinistra (che riporta 4364 voti) ed una guidata dalla DC (che raccoglie 2302 voti); per la prima volta entrano in Consiglio comunale due donne, un’esperienza che non si ripeterà per lungo tempo.
Sono le prime votazioni di una lunga serie che, per consultazioni di varia natura (camera e senato, provinciali e comunali e più tardi referendum, elezioni regionali ed europee), chiameranno gli elettori alle urne per oltre cinquanta volte con risultati sostanzialmente sempre simili o che variano di qualche punto percentuale; un rito ripetitivo che conferisce a tutti l’illusione di essere protagonisti sugli scenari politici, mentre in realtà la situazione è solo la proiezione su tutto il paese delle divisioni che sono effetto dei patti di Yalta e della guerra fredda.
I sovvertimenti degli ultimi venticinque anni hanno determinato la crescita delle sinistre, fino a surclassare l’elettorato moderato, che nelle ultime elezioni prima del fascismo aveva espresso un’amministrazione del Partito Popolare. Le prime elezioni del 1946 segnano l’inizio di un’egemonia della sinistra nel potere locale, destinata a protrarsi pressoché ininterrottamente per oltre cinquant’anni.
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Un decennio di cambiamenti 1947-1957
Quando il paese distrutto riprese a camminare

Dopo le prime elezioni del marzo 1946, tenute già in clima di guerra fredda, in un paese spaccato fra chi spera nel sol dell'avvenire e chi ha fatto la scelta opposta, la gente scopre la parola nuova del "comizio" con grandi manifestazioni di massa organizzate specialmente dai partiti di sinistra; il 2 giugno 1946 "i quasi 8500 eIettori" di Gualdo Tadino vanno ancora alle urne: nel Referendum per la scelta istituzionale 5549 votano per la repubblica e 1767 per la monarchia; lo stesso giorno, nelle elezioni per la Costituente, la DC ottiene 2.158 voti, il PSI 2.109, il PCI 2.026, il PRI 302.
Il 30 giugno la nuova amministrazione comunale (PSI-PCI) elegge sindaco il socialista Armando Baldassini; nel paese da ricostruire diffuso è Io stato di miseria e notevole il fenomeno della disoccupazione.
Il 18 aprile 1948, in una situazione che non esclude la possibile affermazione della sinistra, con complicazioni internazionali, al termine di una campagna elettorale durissima con affissione di manifesti su tutte le pareti che arrivano fin oltre il tetto del palazzo comunale, si svolgono le prime elezioni politiche; dalla torre civica occhieggia una gigantografia di Giuseppe Garibaldi, simbolo di lista del Fronte Popolare con cui partecipano al voto PCI e PSI: mentre nel paese si ha la storica affermazione della Democrazia Cristiana, a Gualdo Tadino danno questo risultato:
Camera dei Deputati
Fronte Popolare4093
DC3259
MSI59
Unità Socialista468
PRI143
PNM35
Senato della Repubblica
Fronte Popolare3075
DC2696
PLI283
PSDI740
Con la ricostruzione di ponti e ferrovie riprende la circolazione dei treni: in tutte le frazioni nascono gli edifici scolastici (Cerqueto, Palazzo Mancinelli-Vaccara, Pieve di Compresseto, Caprara, Rigali, Busche, Rasina) e si realizzano opere pubbliche (acquedotti, strade); la ripresa delle attività produttive (la Guerrieri & Luzi occupa quasi 200 dipendenti) favorisce la nascita di nuove aziende nel settore della ceramica (CAOR, Ceramiche Tadinati, ltalfax, Morroni, Sica), altre nel settore delle opere pubbliche (COLSEF e più tardi la Ditta Monacelli si specializzano nelle costruzioni ferroviarie, mentre la ditta Righi privilegia la costruzione di linee elettriche).
Nella già difficile situazione economica che il paese attraversa inizia la grande fuga dalle campagne; con la riapertura delle frontiere, riprendono i flussi migratori verso la Francia ed il Belgio, ove gli ex contadini diventano operai alle "usines" o minatori nelle miniere di carbone, mentre la città si impoverisce demograficamente, anche per il deflusso di alcune famiglie, che pur in passato ne hanno determinato le sorti, e i cui rampolli in difficoltà ad inserirsi nella nuova realtà, si trasferiscono a Perugia, Roma o altri centri del paese.
Si chiudono gli anni '40, segnati dalla catastrofe della guerra, e durante i quali la città, tra l'altro, annovera anche la scomparsa di due illustri personaggi: il musicologo e maestro mons. Raffaele Casimiri (1943) e lo storico Dr Ruggero Guerrieri (1948).
La riconquistata libertà con ampi spazi per la gestione del tempo libero, già prerogativa delle attività di massa del Regime, favorisce la diffusione dell'associazionismo, animato dai partiti e dalle parrocchie; dopo la ricostituzione dell'Azione Cattolica, con la nascita delle ACLI (Associazione Cristiana dei Lavoratori Italiani) si aprono numerosi circoli affiliati anche nelle frazioni più popolose; per i giovani nel capoluogo fioriscono le iniziative dell'Oratorio Salesiano, tra le quali la filodrammatica con rappresentazione di testi, nella cui stesura si distinguerà l'insegnante Brunello Troni. Cresce contemporaneamente l'interesse per il grande sport, calamitato dal ciclismo, con le animate discussioni fra i sostenitori di Bartali e Coppi per le loro imprese sulle strade del Giro d'italia e del Tour de France, contro i francesi Robic e Bobet ed il belga Impanis, fatte vivere dal vivo dal radiocronista Mario Ferretti; nel calcio, dopo la tragedia del grande Torino, la radiocronaca delle partite esalta il genio di Nicolò Carosio; il passaggio della Mille Migila sulla Flaminia registra il curioso incidente occorso a Tazio Nuvolari che perde a Rigali il cofano dell'autovettura.
Nella squadra di calcio della SS Gualdo, che milita nei campionati regionali minori in fase di riorganizzazione, iniziano gli anni di presidenza dell'avv. Carlo Angelo Luzi. Angelo Biscontini, con arrangiamenti musicali, dà il tocco dell'artista alle poesie in cui la musa popolare esalta le peculiarità del paese, la ceramica e l'ambiente: nascono l'Inno a Gualdo, il Valzer del narciso, l'inno della società del monte, l'Inno dello Sport Appennino, Gualdo mia, Sul Serrasanta, Alla Rocchetta
Si canta appassionatamente: "A Gualdo caro mio si sta benone, ciavemo le ceramiche a riflesso, c'iavemo l'acqua bona il vino e il pane, a bon mercato tutte le stagione".
Nelle mutate condizioni di vita e di lavoro la gente deve abituarsi a frequenti spostamenti; la vecchia bicicletta che ha conquistato gli italiani negli anni '30 e '40, diventa ciclomotore con l'applicazione dei motorini "a rullo" del Mosquito: è poco, ma è sufficiente perché, con spensierata allegria, si canti "ti porterò sul cucciolo / ma il motorino è piccolo / ma tanto vincerà".
Più tardi l'arrivo della Vespa e della Lambretta crea il fenomeno di massa di un popolo di ciclomotoristi; quanto alle quattro ruote, si considerano fortunati i possessori di una Fiat Topolino.
Nel 1951 il censimento della popolazione registra 13.259 abitanti.
Il 25 maggio 1952 le elezioni amministrative confermano sindaco il socialista Armando Baldassini mentre per il Consiglio Provinciale nel collegio di Gualdo Tadino (che comprende anche Fossato di Vico) è eletto il comunista Gino Scaramucci poi Presidente della Provincia.
Con l'inurbamento, specialmente ad opera di ex mezzadri, alla mancanza di lavoro sopperiscono cantieri scuola finanziati dai ministeri per realizzare opere di pubblica utilità; l'Amministrazione dell'Appennino retta da Carlo Rosi come gestore di questo strumento, realizza imponenti opere di bonifica e rimboschimento della montagna (strada Gualdo Tadino-Valsorda, San Guido, Rocchetta).
Il 2 giugno 1953 le elezioni politiche portano alla ribalta il deputato ternano DC Filippo Micheli, poi più volte sottosegretario di stato, che instaura un buon rapporto con la città. Si politicizza intanto lo scontro in Consiglio Comunale, ove alla vecchia élite che stenta a rendersi conto del mutamento dei rapporti in atto, si contrappone la rappresentanza delle classi lavoratrici definita onestamente dal Vice sindaco Augusto Pinacoli "il nostro gruppo, quello che caccia casa".
L'8 maggio 1954 si costituisce l'Associazione Turistica Pro Tadino al posto della vecchia Pro Gualdo del 1939. Con la a scolarizzazione di massa nasce la nuova Scuola media unificata: spariscono l'avviamento professionale e le medie parificate dell'Istituto Salesiano; per il nuovo affollato tipo di scuola si costruisce un nuovo edificio in piazza Mazzini, dopo aver abbattuto l'ex convento di Sant'Agostino; la città perde un monumento ed una piazza in cambio di un brutto e poco funzionale complesso, che sarà abbattuto in seguito al terremoto del 1997.
Con la ripresa dell'economia, la Banca Popolare diventa motore delle attività della zona ed apre sportelli in tutto I'hinterland (Sigillo, Branca, Costacciaro, Casacastalda). Compare sullo scenario dell'informazione locale, il settimanale La Voce, diretto dal parroco di Fossato di Vico, D. Antonio Berardi, con ampi spazi alla cronaca locale, Fernando Pascucci è eletto segretario provinciale del SINASCEL, il sindacato insegnanti della scuola elementare.
Nel 1955 la Soprantindenza ai monumenti inizia l'organico restauro della chiesa di San Francesco; nasce la sezione dell'AVlS (Presidente il Direttore Didattico Arduino Teodori), l'associazione dei donatori di sangue alla cui guida si distinguerà poi Adriano Pasquarelli.
Il 1956 è ricordato per la grande nevicata che, nella notte del 31 gennaio, blocca la linea ferroviaria, e per le gelate che distruggono il patrimonio ulivicolo; nel settore dell'informazione e dello spettacolo l'arrivo della televisione soppianta la radio e mette in crisi il cinema: chiudono il cinema Talia e quello dei Salesiani.
Il 27 maggio le elezioni amministrative registrano un nuovo successo delle sinistre confermando Armando Baldassini sindaco e Gino Scaramucci Presidente della Provincia, le due cariche garantiscono un'equilibrio fra i due partiti di sinistra.
Nel 1957 appare sulla scena la Coltivatori Diretti, l'organizzazione di piccoli proprietari terrieri che, dopo l'istituzione della Cassa Mutua, associa centinaia di famiglie di lavoratori della terra. Intanto nella città matura l'interesse per le attività turistiche: muove le acque il giornalista Piero Frillici, presidente della Pro Tadino, che dalle colonne de Il Messaggero, pubblicizza la Valsorda, l'acqua della Rocchetta, la montagna gualdese con il suo "milione di conifere" che ne depurano l'aria, e ovviamente le ceramiche a riflessi: il ristorante Gigiotto fa il resto. Scompare l'accademico prof. Alfredo Santarelli uno dei promotori dello sviluppo della produzione ceramica all'inizio del secolo.
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Gli anni d'oro della Pro Tadino
(1958-1968)

Il 1 gennaio 1958, dopo alcuni numeri unici, la Pro Tadino inizia la pubblicazione del mensile Il Serrasanta, diretto da Angelo Barberini; fra i collaboratori Giancarlo Franchi e Raffaele Meccoli; il 25 maggio le elezioni politiche, pur confermando una prevalenza delle sinistre, segnano il risultato massimo conseguito dalla DC (3.410 voti).

Inizia il fenomeno dell'inurbamento e relativo ricambio demografico che altera anche gli equilibri politici a favore del PCI: i flussi verso le grandi città e l'estero sono compensati da quelli dalla campagna verso il capoluogo, mentre le tante piccole attività produttive sollecitano l'immigrazione dai comuni limitrofi di Valfabbrica (Collemincio-Casacastalda), Nocera Umbra (Lanciano, Colpertana, Isola) e Gubbio (Colpalombo, Carbonesca, Branca). La città si espande disordinatamente per mancanza di vincoli urbanistici, perdendo la conformazione della "città fatta a cuore" e la struttura di città medievale; nascono i quartieri di Cartiere e San Rocco, esplode l'espansione nella zona di Cerqueto.
Cresce l'Ospedale Calai - l'arrivo delle casse mutue (Coldiretti, Artigiani, Commercianti) il cambio di mentalità nei confronti dell'ospedale, non più ricovero per casi estremi, e l'alta professionalità del Dr Raoul Braccini, fanno sì che la struttura diventi punto di riferimento per un vasto hinterland e, sotto la presidenza di Enzo Sergiacomi, raddoppia il vecchio complesso eretto dal fondatore; primi dissensi nell'Amministrazione Comunale fra PSI e PCI, insofferente all'egemonia socialista: divergenze sulla gestione del Dazio portano alla dissociazione del Sindaco che tuttavia, dopo un giorno di sospensione, rioccupa la carica.
Il 23 febbraio 1959, per la defezione di due consiglieri che aderiscono al PSDI, il Sindaco si dimette, aprendo la strada al commissario prefettizio Francesco Santoro. In ottobre la Pro Tadino (presidente Costantino Fedi) organizza il Concorso della Ceramica sul tema "Il Risparmio"; primo vincitore della rassegna è il tifernate Massimo Baldelli. La manifestazione costituisce occasione per una visita del Presidente del Consiglio, Ferdinando Tambroni (11 ottobre), il quale prospetta informalmente la creazione di una nuova provincia (Fabriano), che accomuni l'entroterra marchigiano e la parte contigua dell'Umbria. La Pro Tadino, in collaborazione con alcuni concittadini residenti a Roma e coordinati dallo scrittore Umberto Donati, costituisce un comitato per il riscatto della Rocca Flea dalla funzione di carcere e destinarla ad usi culturali. La famiglia Righi acquisisce le concessioni per lo sfruttamento idrominerale delle sorgenti della Rocchetta.

1960: la ProTadino organizza il secondo Concorso della Ceramica sul tema "Olimpiade"; la rassegna, con oltre 180 partecipanti di ogni parte del mondo, diventa "internazionale" e segna il successo del finlandese Viljio Makinen; prende quindi l'iniziativa per l'apertura in forma privata del Liceo Scientifico, poi riconosciuto dallo Stato.
Il 6 novembre nelle elezioni amministrative, ai partiti di sinistra si oppone una lista di concentrazione democratica; il risultato conferma: PSI n. 2937 voti, PCI n. 1815 voti, Concentrazione Democratica n. 3001 voti, MSI 230; ne consegue la rielezione a sindaco di Armando Baldassini mentre alla Provincia è confermato Gino Scaramucci. Inizia l'era della 600 e della 500 che rendono l'automobile alla portata di tutti.
Nel 1961 il censimento segna 12.906 abitanti, con un calo di circa 350 unità rispetto al precedente. Il 10 luglio in un incidente presso Categge, perde la vita l'attore spoletino Alberto Talegalli; l'episodio ripropone l'esigenza d'ammodernamento della Flaminia non più idonea al traffico automobilistico in costante aumento. Nella terza edizione del Concorso Internazionale della Ceramica sul tema "Dalla letteratura per l'infanzia" si afferma Salvatore Meli. Scompare lo scultore accademico Giuseppe Pericoli.
1962: Un nuovo direttivo della Pro Tadino (presidente Giovanni Pascucci, succeduto a Fedi) apre un periodo di fecondo attivismo del sodalizio; promuove l'arrivo di giornalisti della stampa specializzata del settore e di gruppi folkloristici italiani e esteri; infine, con il sostegno del sottosegretario Micheli e dell'Ente Provinciale del Turismo, in collaborazione con l'Amministrazione Comunale, in 35 edizioni del Concorso Internazionale della Ceramica, porterà a Gualdo Tadino artisti di grido (Viljo Makinen, Aligi Sassu, Angelo Biancini, Salvatore Meli, Carlo Zauli, Vlastimil Kvetensky, Nino Strada ed altri), acquisendo un patrimonio artistico per l'erigendo museo della ceramica; con la collaborazione dell'Istituto Salesiano, dopo l'apertura del Liceo Scientifico, si ripete con la creazione dell'Istituto Tecnico per Geometri (1968). Nella quarta edizione del Concorso Internazionale "L'uomo alla conquista dello spazio" vince il perugino Giovanni Dragoni.
Il 28 aprile 1963 le elezioni politiche confermano una situazione di stallo. Grazie a qualificate scelte di commissioni giudicatrici ed al sostegno dell'EPT e della grande stampa, cresce la risonanza del Concorso Internazionale, arricchito di una sezione dedicata alla qualificazione produttiva; nella quinta edizione, "Divino e umano nel misticismo umbro" si affermano il milanese Mario Rossello, il faentino Angelo Biancini e l'ungherese Muky Wanda Derasi.
Il 22 novembre 1964 le elezioni amministrative sanciscono il sorpasso del PCI sul PSI, che rende difficili i rapporti fra i due partiti; il PSI, nell'impossibilità di conservare la carica di sindaco con l'appoggio del PCI, rompe l'alleanza di sinistra e nasce la coalizione di centro sinistra con DC e PSDI (sindaco Armando Baldassini, vice sindaco Livio Bassetti). La sesta edizione del Concorso Internazionale sul tema "La pace" vede il successo di Aligi Sassu.
Imprenditori eugubini iniziano il recupero edilizio del versante occidentale del colle su cui sorge il centro storico, fra "la porta di sotto" e le scuole elementari, noto come "Orti Mavarelli"; una operazione che in un ventennio stravolge l'aspetto architettonico della città.
1965: Si dibatte sulla proposta dell'Ente Provinciale per il Turismo di realizzare sulla montagna gualdese un villaggio turistico finanziato dall'ENAL con ricadute in vari settori dell'economia; nonostante l'impegno della Pro Tadino, non va a compimento per difficoltà a concedere una decina di ettari di terreno urbanizzato, e per l'attonita sfiducia delle istituzioni verso l'iniziativa che non appare credibile: il villaggio turistico viene realizzato presso il Trasimeno. Nel Concorso internazionale (VII edizione) sul tema "La mamma", si affermano il faentino Bianco Ghini e il greco Gheorghios Gheorghiou; la manifestazione accusa una crisi di crescita per aumento dei costi, calo dei finanziamenti, mancanza d'idonei spazi espositivi. Il Bollettino di Storia patria pubblica lo studio di mons. Gino Sigismondi "La battaglia fra Narsete e Totila nel 552 in Procopio"; Enzo Storelli il libro di poesie Voci Segrete.
1966: La restaurata chiesa di San Francesco raccoglie nella nuova Pinacoteca Comunale le opere d'arte della città provenienti dalle varie strutture demaniate nel l860, e che viene visitata anche dal Ministro al Turismo Adolfo Sarti; per l'occasione Francesco Santi pubblica "La pinacoteca comunale di Guado Tadino"; nell'ottavo Concorso Internazionale (Le comunicazioni) vince il faentino Alfonso Leoni.
Scompare lo scultore, accademico Siro Storelli.
L'apertura del traforo stradale sulla SS 76, voluto dal comune di Fabriano per i suoi collegamenti con Roma, apre nuovi rapporti con la città della carta, condizionati finora dal transito attraverso il poco agevole valico montano di Fossato di Vico.
1967: E' iniziato il tormentone comprensorio; il 2 aprile l'Amministrazione Comunale, allo scopo di coinvolgere i comuni contermini in strategie e programmi comuni da contrapporre a quelli del "Centro regionale per il piano di svlluppo economico dell'Umbria", organizza un "convegno comprensoriale", ma i tempi non sono ancora maturi per suscitare interesse. La nona edizione del Concorso internazionale, "L'uomo e la macchina nell'età della tecnica", segna il primo successo del cecoslovacco Vlastimil Kvetensky.
Nell'intento di promuovere nuove attività produttive, fra lo scetticismo generale, il Comune acquista dall'istituto Bambin Gesù un terreno destinato ad insediamenti produttivi per creare una zona industriale. L'area prescelta, presso Categge, al centro del "triangolo industriale", anticipa di fatto l'ipotizzata zona industriale comprensoriale; ma l'operazione richiede tempi lunghi e finisce in polemiche e speculazioni: la mancanza di veloci collegamenti costituisce un handicap e si perde la possibilità di primi insediamenti nei settori tessile e calzaturiero. Il 18 ottobre, per attivare iniziative a sostegno dell'ammodernamento della rete infrastrutturale, l'Amministrazione Comunale organizza presso l'Hotel Narciso a Valsorda, un grande Convegno sulla Flaminia; partecipano circa 150 sindaci, amministratori e politici dell'Umbria, della Romagna e delle Marche, ma la commissione nominata a conclusione dei lavori non sarà nemmeno ricevuta dal ministro dei lavori pubblici Giacomo Mancini.
Vanno a segno due importanti realizzazioni: l'Istituto Professionale per il Commercio completa il polo degli Istituti superiori, e si consolida la posizione dell'ospedale in collaborazione con l'INAM (Istituto Nazionale Assicurazione contro le Malattie) che crea a Gualdo Tadino una sezione territoriale, con competenza territoriale su Nocera Umbra, Valfabbrica, Fossato di Vico, Sigillo, Costacciaro e Scheggia, dotata di un modernissimo poliambulatorio; un tentativo d'aggregazione dell'hinterland gualdese che, dopo una decina di anni, sarà travolto dalla riforma sanitaria.
Il 19 maggio 1968 le elezioni politiche confermano i risultati precedenti: (PCI - 3.487, PSU - 1.457, PRI - 32, MSI -240, DC - 2.993, PNM -20).
Il Concorso internazionale subisce una battuta d'arresto: non c'è l'edizione artistica, ma si organizza una mostra dedicata alla produzione di pezzi d'uso comune. Per l'esigenza di liberare la Rocca Flea dalla funzione di carcere ed un suo recupero turistico e culturale, il Comune programma d'intesa con il Ministero di Grazia e Giustizia, la costruzione di una nuova struttura carceraria, come garanzia del mantenimento della Pretura.
L'Amministrazione dell'Appennino, retta da Carlo Rosi, perfeziona il riscatto totale dei circa 2200 ettari della montagna dal diritto di enfiteusi goduto dalla famiglia Bachettoni di Spoleto, dall'inizio dell'ottocento.
L'Ospedale Calai (duecento posti letto, articolati nei reparti di chirurgia, medicina, ostetricia e pediatria) è classificato "Ente Ospedaliero".
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