Spoleto, città strutturalmente, intimamente medioevale,
presenta uno sviluppo a ripiani strettamente saldati l'uno all'altro non
solo dalle vie e vicoli che li intersecano, ma anche dai palazzi ed edifici
che li compongono. Non è infrequente, infatti, che un palazzo abbia
il prospetto anteriore in una via e quello posteriore in un'altra sovra
o sottostante (Palazzo Comunale, Palazzo Rosari-Spada, Palazzo della Signoria)
o che la stessa casa abbia per i piani bassi e per quelli alti ingressi
in strade diverse a livelli diversi. Il tutto fortemente concentrato in
breve spazio sicché, con un po' di immaginazione, la si potrebbe
raffigurare come una "grossa pigna". In ogni caso non va dimenticato che
il tessuto urbano, così come costituitosi nell'alto medioevo, fu
assai "diradato" con la costruzione, soprattutto in età moderna,
di numerosi ed imponenti palazzi di famiglia e delle piazze o larghi loro
antistanti. Sul finire del secolo scorso, dopo l'adesione di Spoleto al
regno d'Italia, altri due "eventi" urbanistici ne modificarono ulteriormente
la fisionomia: la creazione nella parte bassa della città (fuori
le mura) della stazione ferroviaria (dominata dal gigantesco "Teodolapio"
di Calder) e del viale Trento e Trieste (al cui inizio una scultura di
Arnaldo Pomodoro) che diedero avvio all'espansione periferica e l'apertura
della Traversa Nazionale interna, la tortuosa salita a senso unico che
collega piazza Garibaldi al centro storico vero e proprio. Punto focale
della città, la Rocca e il Ponte delle Torri, complesso monumentale
di rara bellezza e forte impatto visivo che la sovrasta e la connota. |
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